Cosa si mangia nella mia città
L’ispirazione è venuta grazie a un articolo pubblicato su dissapore.com: Parma è famosa in tutto il mondo per la cultura gastronomica che la contraddistingue ma, esattamente, cosa si mangia qui che sia introvabile non solo nel resto d’Italia ma anche nel resto dell’Emilia?
Le risposte potrebbero essere diverse , a seconda di gusti e pareri, ma la verità è una: il cavallo pesto o, in lingua parmigiana, caval pist (astenersi vegetariani, vegani e non amanti della carne).
Origini storiche: l’uso di alimentarsi con la carne di cavallo è molto recente e dovunque ha trovato forte opposizione, per tabù alimentari perpetuati nel tempo che ne hanno reso difficile l’introduzione ed il consumo.
Tale abitudine vede le proprie origini in Francia e Germania, tra il 1832 e il 1851.
La prima macelleria aperta in Italia, a Torino nel 1865, fu assalita dalla popolazione e difesa a stento dalle guardie.
A Parma il Comune aveva autorizzato fin dal 1873 la macellazione di carne equina, ma solo nel 1881 un certo Orlandelli aprì la prima beccheria in via Farnese, nell’Oltretorrente, dove si trova ancora sormontata da una scultura di testa di cavallo.
Da allora i consumi sono aumentati e non manca chi non disdegna di usarla anche per gli anolini (cappelletti).
Si preferisce consumarla fresca e spesso cruda, distinguendo il pesto, cioè la carne tritata e macinata, in tre categorie in base alla quantità di grasso contenuta.
Il pesto viene insaporito, recente l’introduzione anche dell’aglio, e consumato già condito, a seconda dei gusti, aggiungendovi olio e limone.
Molti parmigiani amano il cavallo pesto che sono usi mangiare, oltre che a pranzo, anche nei panini, condito con olio e pepe o in preparazioni tipiche che prevedono la guarnizione con carciofi, insalata e scaglie di Parmigiano.