Parma
Buon lunedì e buon inizio settimana!
Lo chef Simone è già all’opera per creare i gustosi piatti della tradizione emiliana che potete trovare ogni giorno all’Hostaria delle Terre Verdiane!
Perché assaggiare il Culatello DOP
“Il Culatello”, paragrafo tratto da Pomeriggi da Salsomaggiore di Nando Avanzini, Cappelli Editore, anno 1968.
Cos’è il Culatello? Il nome dice già da dove viene. E’ la parte più squisita del lombodi maiale, la stessa pressapoco da cui nasce il prosciutto. Nelle campagne parmensi, quando si uccide il maiale, il dilemma è questo, o fare due prosciutti o fare due culatelli.
Il Culatello di Zibello, citato con certezza per la prima volta in un documento del 1735, è un salume a Denominazione di origine protetta tipico della provincia di Parma ed è il salume più pregiato derivato dalla lavorazione del maiale. È ormai da anni catalogato tra i presidii di Slow Food dell’Emilia-Romagna.
LAVORAZIONE:
Il Consorzio del Culatello di Zibello ha stabilito che la lavorazione può avvenire solo in una determinata e circoscritta zona ed esclusivamente nel periodo tra ottobre e febbraio, quando la Bassa è avvolta dalla nebbia e dal freddo. È in quel periodo che la parte di carne ricavata dalla coscia dei suini adulti, allevati secondo metodi tradizionali, viene decotennata, sgrassata, disossata, separata dal fiocchetto e rifilata a mano, così da conferirle la caratteristica forma “a pera”.
A queste operazioni seguiranno poi, dopo circa una decina di giorni, la salatura e la cosiddetta investitura, cioè l’insaccamento del salume nella vescica del suino e la legatura con lo spago che, dopo la stagionatura, dovrà risultare a maglie larghe ed irregolari. La stagionatura in cantina accompagna il Culatello dalle nebbie invernali all’afa estiva, per arrivare sulle nostre tavole l’inverno successivo nel pieno delle sue più originali qualità di sapore.
Il periodo di stagionatura è da un minimo di 10 mesi per le pezzature inferiori (almeno 3 kg) fino ad una media di 14 mesi per tutti i pezzi. La produzione annua è di circa 50.000 pezzi di Culatello di Zibello DOP.
(fonte: wikipedia)
Ricette per combattere il freddo: stracciatella in brodo!
LA RICETTA SEMPLICE PER COMBATTERE IL FREDDO: STRACCIATELLA IN BRODO
Ingredienti:
1 l di brodo (di pollo e di carne)
4 uova
4 cucchiai abbondanti di #Parmigiano grattugiato
4 cucchiai di semolino
prezzemolo tritato
sale
pepe
noce moscata
Procedimento:
Mettere in una ciotola le uova, il Parmigiano e il semolino, condire con sale, pepe e noce moscata e sbattere tutto, aggiungendo un poco di brodo. Riscaldare il brodo in una pentola e versare il composto, mescolando con la frusta.
Lasciare cuocere per 3-4 minuti e versare nelle ciotole, cospargendo con il prezzemolo tritato.
Buon appetito!
Gente di Provincia all’Hostaria delle Terre Verdiane di Salsomaggiore
HOSTARIA DELLE TERRE VERDIANE, via Loschi, Salsomaggiore Terme: APERITIVO LETTERARIO!
Storie di uomini che rappresentano la vita di Parma, persone comuni e straordinarie: una raccolta tutta da leggere. Stasera tappa a Salsomaggiore per la presentazione del libro Gente di Provincia alla presenza dell’autore Stefano Rotta, giornalista della Gazzetta di Parma, e di Luca Pezzani, fotografo. Presenta Gian Carlo Chittolini.
Salsesi e non, vi aspettiamo a partire dalle 18.00!
Curiosità dal territorio: Violetta di Parma
Il suo profumo è inconfondibile, il suo nome associato indelebilmente al territorio parmigiano: è la Violetta di Parma, famosa, ricercata e apprezzata in tutto il mondo.
Da cosa nasce la sua fama?
Maria Luigia d’Austria, seconda moglie di Napoleone Bonaparte, fu duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla dal 1816 al 1847. Il suo governo saggio ed attento alle esigenze del popolo la rese molto amata dai suoi sudditi. La raffinata ed elegante duchessa apprezzava tantissimo la violetta al punto da coltivarla lei stessa e usare un disegno della medesima come sua firma. L’amore per tale fiore la indusse a richiedere ai frati del Convento dell’Annuciata in Parma di ricavarne un profumo, che inizialmente fu prodotto ad uso esclusivo di Maria Luigia. Ludovico Borsari ottenne poi la ricetta per produrlo industrialmente. La sua iniziativa ebbe successo e in pochi anni la “Borsari” diventò la più grande industria di profumo italiana, conosciuta in tutto il mondo con il marchio Violetta di Parma. Anche nel difficile dopoguerra la Borsari continuò a profumare il mondo femminile, sempre con il marchio Violetta di Parma, forte di un piccolo esercito di donne vestite con grembiuli rosa, che realizzavano il prodotto dalle essenze, agli alambicchi, alla confezione che richiedeva la delicatissima mano d’opera delle mani femminili. La rivoluzione industriale degli ultimi anni non ha risparmiato la “Borsari” che nel 1970 ha sospeso la produzione nella fabbrica di via Trento m, nella vecchia fabbrica è stato allestito nello stesso anno un Museo, il primo del genere in Italia, che raccoglie la storia della “fabbrica del profumo” e della Violetta di Parma.
Ancora oggi questo profumo, caratterizzato da splendide confezioni, è acquistabile nella migliori profumerie di Parma e in selezionatissimi punti vendita della provincia: al produttore Borsari, si è aggiunta “Parmafragrance”, nata nel 1911 grazie a Nadalini Enrico, il quale aprì il suo negozio di profumeria in Via Angelo Mazza 9, proprio nel cuore di Parma. La loro ricetta si differenzia per una sfumatura di profumo più dolce e meno pungente.
http://www.parmacolorviola.com/ita/borsari.html
http://www.violettadiparma.it/
(fonti: parma.repubblica.it; scirocconews.it)
Le scarpette di Sant’Ilario
Le Scarpette di Sant’Ilario sono il dolce tipico emiliano che viene preparato in occasione del patrono della città di Parma, Sant’Ilario, il 13 Gennaio. Attorno a questa ricetta esiste una leggenda: si narra che un ciabattino della città vedendo passare il santo scalzo gli regalò un paio di scarpe, ignaro però di chi egli fosse. In cambio del nobile gesto, il santo fece trovare al ciabattino un paio di scarpe d’oro.
Dosi per 4 persone
Tempo richiesto: 60 minuti
INGREDIENTI:
Farina: 500g
Zucchero: 250g
Burro: 150g
Uova: 4
Limone: 1
Vanillina: 1 bustina
Zucchero a velo: 1 bustina
PREPARAZIONE:
Sbattere 2 uova intere con 2 tuorli e lo zucchero, unire queste alla farina, la vanillina, la scorza grattugiata del limone e il burro ammorbidito. Quando il composto diventa omogeneo, stenderlo ad uno spessore di 5mm e ritagliare dei biscotti a forma di scarpetta. Cuocere le scarpette id San’Ilario, su una teglia rivestita di carta forno, per mezz’ora a 200° .
Servire le scarpette spolverizzandole di zucchero a velo.
Accoglienza nello stile Parmamenù
Parmamenù è, prima di tutto, accoglienza, sorrisi e buona cucina emiliana.
La tradizione nel piatto e il rifugio perfetto tra le pareti!
Ci trovate all’interno del Fidenza Village, in via San Michele Campagna, poco dopo l’uscita dal casello autostradale di Fidenza, in piazza Garibaldi, sempre a Fidenza, con il nostro nuovo locale Pica Pica e in borgo Loschi a Salsomaggiore Terme, di fianco alla sede comunale!
Celebre in tutto il mondo
È il prodotto tipico delle Terre matildiche che si estendono tra la via Emilia e il letto del fiume Enza. È celebre in tutto il mondo e si contraddistingue oltre per le peculiarità nutrizionali anche per la “corona”, il marchio che viene impresso a fuoco solo sull’originale.
CHE COS’È?
CENNI STORICI:
La tradizione plurisecolare degli insaccati risulta ordinata, come attività a sé stante, solo alla fine del Medioevo, dall’Arte dei Lardaroli, originatasi per specializzazione dalla più forte Arte dei Beccai. Ma la fama del Prosciutto di Parma, esclusiva specialità dei lardaroli Parmensi, affonda le sue radici in tempi ancor più lontani, all’epoca romana. Parma, allora situata nel cuore di quella che era la Gallia Cisalpina, era rinomata, come ricorda Varrone nel De Re Rustica, per l’attività dei suoi abitanti che allevavano grandi mandrie di porci ed erano particolarmente abili nel produrre prosciutti salati. Lo stesso Catone delinea già nel II secolo a.C., nel suo De Agricoltura la tecnologia di produzione, sostanzialmente identica all’attuale. Risalendo il corso dei secoli, del prosciutto e della tecnica di preparazione parlarono Polibio, Strabone, Orazio, Plauto e Giovenale. John B. Dancer scrive che quando Annibale nel 217 a.C. entrò in Parma e fu accolto come liberatore, gli abitanti per festeggiare gli offrirono delle cosce di maiale conservate sotto sale dentro dei barili di legno che lui apprezzò moltissimo. Riferimenti gastronomici al Prosciutto di Parma si trovano nel libro de Cocina della seconda metà del Trecento, nel menu delle nozze Colonna del 1589, nel prezioso testo del Nascia, cuoco di Ranuccio Farnese nella seconda metà del XVII secolo. Il Prosciutto fa capolino tra le rime del Tassoni e nei consigli dietetici del medico bolognese Pisanelli. Il Primo Ministro di don Filippo di Borbone, Guglielmo Du Tillot, aveva studiato un piano per la realizzazione, a Parma, di due macelli per suini, per valorizzare ed incrementare la locale industria dei salumi. Lo sviluppo di questa tradizione fu senz’altro influenzato dalla presenza nella zona di Parma di sorgenti saline come ad esempio quelle di Salsomaggiore La primitiva fase, interamente artigianale, si è progressivamente sviluppata fino ai nostri giorni verso un processo di industrializzazione che, migliorando sensibilmente le condizioni igieniche, ha saputo mantenere intatte le caratteristiche tradizionali del prodotto.
ORIGINE DEL NOME:
Nel territorio parmense in dialetto locale il termine “prosciutto” si dice “pàr-sùt”, cioè “sembra asciutto”, a causa della stagionature della carne che, oltre ad arricchirsi di una percentuale di sale, perde molta acqua ed in questo modo la carne si asciuga, “pèra sùta”, “sembra asciutta”. Altra scuola di pensiero vuole che il nome venga dal latino Perex Suctum che significa “prosciugato”, tale teoria viene avvalorata rispetto alla precedente dal fatto che il dialetto Parmigiano e con essa la parola “pàr-sùt” è senz’altro più giovane del prodotto “prosciutto”. Inoltre quest’ultima teoria è stata adottata ufficialmente dal consorzio Prosciutto di Parma.
PRODUZIONE:
Il Prosciutto di Parma conta su circa 200 produttori concentrati nella parte est della provincia di Parma, in particolare nella zona di Langhirano. Le fasi di allevamento e ingrasso degli animali nonché il trattamento e la stagionatura successivi sono regolati e garantiti dal consorzio. Vengono usate solo cosce di grande peso (fresche pesano tra i 12 e i 13 kg). Viene anche chiamato prosciutto dolce in quanto viene aggiunta una bassa quantità di sale durante la lavorazione. La salatura è accompagnata da un breve periodo di riposo in celle frigorifere e seguita dal cospargimento di un grasso surrenale pregiato, la sugna, ricavata dal maiale. Questo garantisce una lenta asciugatura, così che il produttore può stagionare la coscia per lungo tempo (minimo 12 mesi), aggiungendo poco sale. A stagionatura completata, il prodotto disossato dovrebbe uscire sul mercato con un peso compreso tra i 7 kg e gli 8 kg, mentre il prodotto con osso dovrebbe pesare tra i 9,5 kg e i 10,5 kg. I Prosciutti di Parma con un peso che si discosta molto da quelli appena menzionati, hanno un valore commerciale inferiore.
(fonte: Wikipedia)
Prosciutto di Parma e patate dolci croccanti con aceto balsamico
Una sfiziosa ricetta a base di Prosciutto crudo di Parma
INGREDIENTI X 4:
4 fette di Prosciutto di Parma tagliato finemente
2 o 3 fette di patate dolci tagliate finemente
5 gr. zenzero
olio extravergine per friggere q.b.
30 gr. sedano sbianchito tagliato a bastoncini
10 pomodorini pachino secchi (a seconda dei gusti, con aggiunta di sale, origano e aglio)
5 gr. peperoni tagliati in cubi di pochi millimetri
2 cucchiai di olio di oliva extra vergine
1 cucchiaino da caffe di aceto balsamico invecchiat
Sale q.b.
Friggere le patate con abbondante olio caldo aromatizzato allo zenzero, raffreddare e asciugare dal grasso in eccesso.
Sistemare le patate croccanti in un piatto freddo e avvolgere con le fette di Prosciutto di Parma.
In una padella con olio di oliva extra vergine molto caldo saltare per pochi secondi il sedano, i pomodorini e i peperoni, salando un po’. Servire questa insalata calda nel piatto al lato del prosciutto, infine condire con l’aceto balsamico.
Tempo di polenta
La polenta è un antichissimo piatto di origine italiana a base di farina di cereali.
L’Emilia Romagna è una delle regioni in cui questo tipico piatto tradizionale ha da sempre una forte diffusione: le ricette che la vedono protagonista sono innumerevoli e una più golosa dell’altra.
PREPARAZIONE RICETTA BASE:
INGREDIENTI
Acqua, 2 lt
Olio extravergine di oliva, 1 cucchiaio
Sale grosso, 1 cucchiaio raso
Farina di mais bramata, 1/2 kg
Per preparare la polenta iniziate mettendo su fuoco vivo una pentola con l’acqua salata e portatela ad ebollizione.
Aggiungete quindi un cucchiaio raso di sale grosso, 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva e la la farina gialla un po’ alla volta, molto lentamente per non provocare la formazione di quei fastidiosi grumetti chiamati in gergo tecnico “fraticelli”, e iniziate a mescolare il tutto con un bel mestolo di legno.
Continuate a mescolare sempre nello stesso verso, miscelando lo strato più profondo con quello più superficiale fino ad amalgamare il composto per bene . Se la polenta comincia a diventare troppo dura e compatta, allora aggiungete un mestolo d’acqua calda per renderla più morbida.
Dopo circa 40 minuti, durante i quali voi avrete continuato a girare imperterriti la polenta, questa inizia a staccarsi dai bordi della pentola ed in teoria potrebbe già essere servita in tavola ma, la polenta più si cuoce più viene buona quindi continuate la cottura per altri 20 minuti.
Terminata la cottura, la polenta si versa sul tradizionale tagliere in legno e si porta in tavola calda, già tagliata a fette.
COME CONDIRLA- IDEE VELOCI PER UN WEEK END TRA AMICI:
Ingredienti:
Gorgonzola – Olio di oliva – Parmigiano – Rosmarino – Sale – Besciamella
Tagliate la polenta a bastoncini larghi circa 3 cm, sistemateli su una placca foderata con carta da forno, spolverizzateli con un trito di rosmarino fresco e un pizzico di sale, ungeteli con un filo di olio e passateli in forno a 200° per qualche minuto, finché saranno dorati. Accompagnateli con una besciamella morbida insaporita con una manciata di parmigiano grattugiato e qualche pezzetto di gorgonzola dolce.
(fonti: Giallo Zafferano, Donna Moderna)
Cantuccini al Parmigiano Reggiano e spezie
- 200 gr di farina 00
- 60 gr panna (o latte intero)
- 50 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
- 30 gr di mandorle spellate (oppure noci – nocciole… )
- 2 fette di Pecorino semistagionato o formaggio simile
- 1 uovo
- 3 cucchiai di olio
- 1 spicchio d’aglio tritato
- peperoncino tritato quanto ne volete
- una manciata di semi di coriandolo e di semi di papavero
- un cucchiaino scarso di sale
- un cucchiaino di lievito istantaneo
Mettere la farina, il lievito e aggiungere via via tutti gli ingredienti: il Parmigiano Reggiano grattugiato, il pecorino tagliato a cubetti, la panna, l’uovo, l’olio e le spezie. Per ultimo le mandorle e il sale. Iniziare a lavorare il composto aiutandosi con una forchetta, se l’impasto risulta troppo solido aggiungere un po’ di acqua tiepida. Rivestire una teglia con la carta forno e formare un filoncino schiacciandolo leggermente. Infornare a 180° per una mezz’ora. Trascorsi 30 minuti tirare fuori dal forno e lasciare raffreddare per 10/15 minuti. Tagliare il filoncino in diagonale come i “veri” cantuccini e rimetterli in forno (con queste dosi ne vengono fuori una quindicina). Controllare la cottura avendo cura di girarli quando sono dorati da una parte. Finita la cottura farli raffreddare su una griglia e servire.
STORIA
Che fare dell’ultimo uovo rimasto in frigo? e dell’ultimo pezzo di formaggio? non parliamo poi del latte, troppo poco anche per una tazza, e della frutta secca rimasta in dispensa troppo tempo…uhm… basta un po’ di farina e una manciata delle vostre spezie preferite per ricavare sfiziose basi per i vostri finger food e antipasti. Ma sono ottimi anche da soli!
(fonte: sito ufficiale Parmigiano Reggiano)
Tortel dols a Colorno
Due giorni degustazoni del tipico tortello colornese, esposizioni, incontri e laboratori per bimbi e adulti: ritorna per la sesta edizione il Gran Galà del Tortél Dóls di Colorno, la manifestazione gastronomica culturale dedicata al goloso primo piatto dal cuore dolce, a base di mostarda di frutti antichi e vino cotto.
Sabato 5 e domenica 6 ottobre famiglie ed appassionati di buona cucina potranno degustare il raffinato tortello per ben due giorni: per la prima volta infatti il Gran Galà coinvolgerà per tutto il weekend il centro storico di Colorno con un ricco programma, contraddistinto da nomi illustri del panorama gastronomico nazionale, tra cui gli chef di Alma e il giornalista Paolo Massobrio.
I segreti della preparazione del Tortel Dols
Ingredienti per 100 tortelli (10 persone)
Mostarda
(rigorosamente fatta in casa)
1.50 kg di pere nobili; 1.50 kg di zucca da mostarda (cocomero bianco); 1 kg di mele cotogne; 2 limoni tagliati a fette; 3 hg di zucchero per ogni kg di frutta pulita; 1 gr. circa di senape di mostarda per ogni kg. di frutta pulita.
Pulire e tagliare a fette la frutta. Lasciare una notte a macerare con lo zucchero.
Il giorno dopo colare il sugo che si è formato e farlo bollire per alcuni minuti a pentola scoperta per poi versarlo su tutta la frutta. Procedere con questa operazione per 3 gg.
Il quarto giorno fare bollire il tutto a pentola scoperta per 2 ore. Fare raffreddare
ed aggiungere 1 gr di senape (si acquista in farmacia) per ogni kg di frutta.
Invasare. La mostarda sarà pronta dopo 2 mesi circa.
Ripieno
6 hg di mostarda; 4/4.5 hg di pan grattato; 1 l. di vino cotto; (ricavato facendo bollire lentamente per 24 ore il mosto d’uva affinchè di 3 parti ne rimanga 1), e al bisogno, se il ripieno si preferisce meno dolce, 2 cucchiai di marmellata
di susine.
Far scaldare bene il vino cotto (non bollire), scottare il pane. Quando si è raffreddato aggiungere la mostarda tritata finemente (anche le fette di limone). Amalgamare il tutto lavorando a mano. Deve risultare un composto non troppo asciutto ma piuttosto morbido, per cui, se sarà necessario, aggiungere altra mostarda. Lasciare riposare un paio di giorni.
Pulire e tagliare a fette la frutta;
Lasciare una notte a macerare con lo zucchero;
Il giorno dopo colare il sugo che si è formato e farlo bollire per alcuni minuti a pentola scoperta per poi versarlo su tutta la frutta;
Procedere con questa operazione per 3 giorni;
Il quarto giorno fare bollire il tutto a pentola scoperta per 2 ore
Fare raffreddare e aggiungere la senape in gocce (si acquista in farmacia);
Invasare. La mostarda sarà pronta dopo 2 mesi circa;
Tortello – Il Ripieno
Far scaldare bene il vino cotto (non bollire); Scottare il pane; Quando si è raffreddato aggiungere la mostarda tritata finemente (comprese le fette di limone);
Amalgamare il tutto lavorandolo a mano. Deve risultare un composto non troppo asciutto ma piuttosto morbido, per cui, se sarà necessario, aggiungere altra mostarda; Lasciare riposare un paio di giorni prima di utilizzarlo;
Tortello – La Pasta
Disporre la farina a fontana e mettere al centro le uova;
Con l’aiuto di una forchetta sbattere le uova e incorporate la farina delicatamente; Fate riposare la pasta per almeno 30 minuti.
Tortello – Il Condimento
Possono essere conditi:
1 ) facendo fondere il burro e spolverando con Parmigiano Reggiano grattugiato
2) facendo fondere il burro e aggiungendo del doppio concentrato di pomodoro per renderli leggermente di color rosa; spolverare con Parmigiano Reggiano grattugiato
Risotto alla Giuseppe Verdi
Il Bicentenario Verdiano si avvicina e anche in cucina è possibile celebrare il maestro Giuseppe Verdi che, oltre all’indiscutibile talento musicale, era anche un uomo dai gusti raffinati.
La sua curiosità e il suo estro lo spinsero a ideare un piatto che racchiude in sé alcuni sapori tipici della terra emiliana: il risotto alla Giuseppe Verdi.
INGREDIENTI per 4 persone:
320 g di riso carnaroli
80 g di funghi porcini
80 g di asparagi freschi
80 g di Culatello
80 g di pomodoro in salsa
un litro di brodo di carne (anche vegetale va bene)
80 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
½ cipolla affettata sottilmente
Pulire e tritare la cipolla. Pulire i funghi tagliando via la punta del gambo con le radici e lavandoli se necessario con un panno umido, in seguito alla julienne. Lavare gli asparagi, tagliare via i gambi e fate cuocere le punte in acqua bollente per 5 minuti. Nel frattempo, tagliare il prosciutto a listarelle.
Sul fuoco a media intensità soffriggere la cipolla e, di conseguenza, tostare il riso. Appena inizia a “scricchiolare”, bagnarlo con Malvasia.
Evaporato il vino, aggiungere il brodo, i porcini, gli asparagi e, a fine cottura, aggiungere il culatello. Completare la cottura per qualche minuto, togliere dal fuoco e amalgamare con il parmigiano, mescolando per bene fino a fargli assumere una consistenza cremosa. Servire caldo!
Ricetta dello chef Simone: trovare (e provare) i suoi piatti è semplice, basta venire all’Hostaria delle Terre Verdiane.